La raccolta dell’uva

Anno 2011 – “Comincia da qui e si snoda nella vasta piana raccolta tra le cerbaie e quelle colline di Vinci..”.
Si riferisce anche alle Botteghe Cosimo I de’ Medici, innamorato di queste zone, che investì ingenti capitali nell’acquisto di terreni riuniti in unità poderale. Era molto attratto da questi luoghi costituiti da terreni facilmente coltivabili ed in parte adibiti alla produzione di un bene unico e straordinariamente lussuoso che le classi aristocratiche e dominanti, da sempre amanti dello sfarzo e dell’esclusività, avevano sulle proprie tavole: il vino.
Bambini giocosi, donne con grandi gonne e lunghi grembiuli… iniziava così la giornata dell’uva. Veniva raccolta dai filari con falcetti, posta in gerle e travasata in tini e tinelli per essere pestata, la cosiddetta “pigiatura”. Recuperato il mosto, veniva versato nelle botti per la fermentazione.
Il vino destinato all’alta nobiltà, era buon uso offrirlo in bottiglie di vetro nero soffiato a bocca, estremamente spesso, con etichetta in argento, finiture in ceralacca e ornamenti vari, servito poi in brocche. A lavoro ultimato contadini e camerieri ringraziavano i signori in visita, offrendo loro un ricco banchetto all’aperto, portando sulle loro tavole cacciagione e vino della casa.
“..il vino rende migliore l’uomo: la mano che afferra il bicchiere, l’olfatto, il gusto e la vista incantata dalla sua vista..”